Il tulip un icona della Latte Art
COLAZIONE D’ARTISTA: SE IL CAPPUCCINO DIVENTA UNA TELA SU CUI DIPINGERE CON IL LATTE
DI FRANCESCO RIGATELLI
LA MILK ART È NATA NEGLI USA E STA CONQUISTANDO L’ITALIA CON LE STRA-PREMIATE MANUELA FENSORE E CARMEN CLEMENTE. LA CAMPIONESSA, CHIARA BERGONZI, AMBASCIATRICE DI SAGE: “BASTA BAR CHE FANNO DI TUTTO, SPAZIO A CAFFETTERIE E COFFEE SHOP”
Manuela, Carmen e Chiara sono tre artiste, ma di quelle che puoi incontrare ogni mattina al bar o a un evento speciale come il lancio di Sage in Italia. Proprio così, sono milk artist, ovvero capaci di disegnare figure col latte sul caffè o sul cappuccino e di recente si sono esibite sul prato della Casa degli Atellani di Milano, in occasione dello sbarco in Italia del marchio australiano di macchine da caffè professionali da casa.
Manuela Fensore, Chiara Bergonzi e Carmen Clemente
Il loro pennello è il beccuccio della lattiera e il loro segreto è tenerlo a stretto contatto con la tazzina. «Più è vicino più si disegna bene», rivela Manuela Fensore, 30 anni, alessandrina, campionessa mondiale di milk art, l’allieva che ha superato la maestra campionessa italiana Carmen Clemente, 40 anni, tarantina.
Le due prima lavoravano nello stesso bar a Milano e poi hanno aperto la scuola di formazione World latte art & coffee center. «Il corso dura un giorno – spiega Carmen -, poi chiaramente ci si può perfezionare. E’ un’arte che matura con la pratica». Manuela per esempio ha imparato guardando Carmen che ogni mattina «faceva i ricamini sul caffè a tutti i clienti, una specie di coccola».
La latte art si è diffusa in molti Paesi a partire dagli anni ’80, in particolare negli Stati Uniti, e in Italia pare sia partita dal Bar Bauli di Verona. Uno dei suoi padri è Luigi Lupi, che ha inventato la figura del tulipano (TULIP), poi ci sono la rosetta o foglia, il cuore e il cigno, che è la fusione delle tre precedenti.
Chiara Bergonzi all’opera (foto tratta dal suo sito ufficiale)
La mamma della latte art è considerata Chiara Bergonzi, piacentina, anche lei campionessa di milk arte nonostante non ami bere il latte. Da ballerina è diventata artista, stregata da una gara di baristi, e la sua ultima avventura è il ruolo di ambasciatrice di Sage. «Vogliamo portare lo specialty coffee, che alla fine vuol dire un caffè più buono, nelle case degli italiani – racconta Bergonzi -. La quota in Italia è solo dello 0,7 per cento rispetto al commerciale, dunque c’è una prateria. Lo specialty coffee è tale se ha una carta d’identità che ne rivela varietà, origine, metodo di tostatura, fattoria di produzione e altitudine. In Italia rischiamo di rimanere indietro rispetto ad Australia e Regno Unito, ma stiamo crescendo. La mia prima idea sarebbe basta bar che fanno di tutto e spazio a caffetterie e coffee shop». Il suo caffè della vita? «Panama geisha in espresso e filtro».
Qui di seguito potete visionare l’articolo eseguito dalla testata giornalistica di Repubblica: